martedì 24 dicembre 2013

Pesche con crema bagnate nell' alchermes/ Buon Natale


Il Natale si avvicina e sotto l'albero oltre ai regali potete mettere queste bellissime palle rosse zuccherate.
Anche questa è una ricetta di famiglia: con l'avvicinarsi delle feste i ricordi d'infanzia si fanno strada nella nostra memoria e il desiderio di cibi antichi, che ci riportano indietro nel tempo, è molto forte.
Stamattina ho fatto colazione con una fettina di spongata (credo che la mia prima fettina di spongata alla vigilia di Natale risalga alla mia tenera età, non più di due anni) con un goccio di sassolino, liquore tipico di Sassuolo, e vi assicuro che anche per questo liquore non era necessario essere maggiorenni. Tutti i miei fratelli come me hanno iniziato a bere il loro primo bicchiere di sassolino a due anni.

domenica 22 dicembre 2013

Crostata di ricotta profumata al Marsala di Dina Basso e Rosanna


Ospitiamo oggi la crostata di ricotta al Marsala della poeta e cara amica Dina Basso, già ospite su questo blog con una sua poesia, e di sua madre Rosanna,. Ricetta interamente realizzata e scritta da loro. Grazie!

"Curiosamente, della radio le piaceva ascoltare negli ultimi tempi le nenie di qualche emittente araba. 
Non è per il canto, diceva. È per il deserto".

Sebastiano Addamo, Le abitudini e l'assenza


In Sicilia i dolci si fanno con la ricotta. Da piccolina, durante le festività natalizie, mia madre mi preparava per colazione una ciotolina di ricotta di pecora ancora calda, da accompagnare con qualche fetta di pane casereccio: era stata, talvolta, la sua colazione da piccola. Mia madre acquista ancora la ricotta dallo stesso produttore di allora: un pastore che le riserva sempre il prodotto della prima cottura, il migliore. La ricetta che propongo non appartiene alla tradizione della mia famiglia, ed è stata modificata da mia madre, Rosanna, che negli anni ha creato una versione che troviamo deliziosa.
Ovviamente, per un'ottima riuscita la ricotta dev'essere acquistata freschissima, ma per la preparazione occorre che sia asciutta, senza siero residuo: per questo motivo noi la lasciamo riposare in frigorifero per una giornata, scolando il siero di tanto in tanto.

sabato 7 dicembre 2013

Tortelli di zucca con guanciale, porro caramellato e noci.


Appena tornati da Parigi ti assale una gran voglia di pasta. Vuoi mangiare pasta, solo pasta in tutte le salse. E così ho tirato fuori la vecchia ricetta della nonna dei tortelli di zucca. Se volete sapere tutto sui tortelli di zucca e sulla diaspora degli ebrei dalla corte dei Gonzaga leggete qui e scoprirete che i tortelli di zucca si sono spostati con gli ebrei nelle varie città del nord e che in ogni città il ripieno si è modificato recuperando gli ingredienti locali. A Reggio Emilia ad esempio hanno aggiunto gli amaretti e tolto la mostarda che invece ritrovate a Mantova.
Ma i tortelli di zucca sono per noi il piatto tradizionale della vigilia di Natale, quando dopo una lunga giornata di digiuno finalmente ci si siede tutti a tavola.
Il vero amante dei tortelli di zucca era mio nonno Gigetto, quello che con il barroccio tirato da un cavallo molto paziente e tornava a casa tutte le sere ubriaco,  ne andava pazzo e li voleva conditi solo con burro fresco, una fogliolina di salvia e una spolverata di parmigiano reggiano invecchiato almeno 36 mesi. Ma il suo piatto preferito, quello che nei pomeriggi d'inverno lui si preparava sempre, era l'uovo al tegamino, che dopo anni ho ritrovato nelle pagine ne L'uovo alla kok di Aldo Buzzi. Aveva un vecchio tegamino sbrecciato dove ci stavano perfettamente solo due uova. Arrivava a casa con due uova ancora calde prese nel pollaio, metteva un po' di burro nel tegamino, lo lasciava imbrunire e poi rompeva le uova, prima lasciava scendere il bianco e  dopo un po' il rosso. Appena il bianco si addensava, toglieva il tegamino dal fuoco e metteva un pizzico di sale e, se per caso era stagione, una grattugiata di tartufo bianco (che teneva sempre in tasca e quando si muoveva lasciava scie di profumo intensissimo di tartufo) e se le mangiava con del pane bianco e un bicchiere di vino rosso, molto forte, fatto da lui. Io da bambina desideravo da morire quelle uova al tegamino che, chiaramente, non ho mai assaggiato perché mio nonno ha sempre cucinato solo le sue due uova al tegamino.